Comunità Pastorale
CAMPODOLCINO
Campodolcino, San Giovanni Battista
SANTE MESSE ORARI INVERNALI
*Quando si celebrano i funerali viene sospesa la messa feriale (disposizione sospesa durante il periodo delle vacanze natalizie e luglio/agosto)
GIORNI FERIALI
17.00 lunedì, mercoledì, giovedì a Madesimo
17.00 martedì e venerdì a Fraciscio
18.00 da lunedì a venerdì a Campodolcino
SABATO E PREFESTIVI
17.00 Isola
17.30 Madesimo
18.15 Campodolcino
DOMENICA E FESTIVI
7.00 Madesimo
9.00 Pianazzo
9.30 Fraciscio
10.00 Madesimo
10.30 Campodolcino
17.00 Madesimo
18.15 Campodolcino
CONFESSIONI
ore 16-30-17.30 Madesimo (Sabato e prefestivi)
ore 15.30-16.30 Campodolcino (Sabato e prefestivi)
Oppure contattando personalmente i sacerdoti.
La Comunità Pastorale
La Comunità pastorale di Campodolcino comprende 3 parrocchie e 4 chiese:

LE PARROCCHIE:
  • Chiesa parrocchiale San Giovanni Battista, Campodolcino
  • Chiesa Parrocchiale di San Rocco, Fraciscio
  • Parrocchia Santi Pietro e Paolo, Madesimo

LE CHIESE:
  • Portarezza, S. Gregorio Taumaturgo
  • Prestone, Immacolata
  • Starleggia, Cristo Re
  • Muvis - Cappella S. Antonio
LE PARROCCHIE E LE CHIESE
Chiesa parrocchiale San Giovanni Battista a Campodolcino
La chiesa di Campodolcino è intitolata a “San Giovanni Battista”. Fino al 1.400 era una cappellania di Chiavenna; divenne “vice-parrocchia” soltanto nel 1500, e fu consacrata dal vescovo Francesco Landino di Lodi nel 1528. Rifatta e ristrutturata nel 1727, fu eretta come parrocchia nel 1742 dal vescovo di Como, monsignor Cernuschi, e modificata lungo i secoli. Documenti attestano che già nel 1615 sono presenti le due cappelle laterali. Al suo interno sono presenti tre altari. Il primo, in stile barocco, è dedicato al Crocifisso; il secondo, in marmo nero intrecciato, è dedicato alla Madonna del Rosario. Entrambi originariamente erano rivolti verso il centro. Le attuali colonne sono state portate successivamente con dei carri, con grandi fatiche.
Il terzo altare, quello maggiore caratterizzato da un bel tempietto ligneo intagliato e dorato, che risale al 1714, come in tutte le chiese antiche, non è rivolto verso il popolo. Perciò l’11 febbraio 1972 fu posizionato in chiesa un nuovo altare in pietra beola di Promontogno, pesante cento quintali, sul cui bordo è riportato in latino un significativo versetto del salmo 127, che dice che, come la famiglia si riunisce attorno alla mensa, così anche la comunità cristiana si ritrova attorno alla mensa eucaristica. Nel 1845-’46 don Gaudenzio Bianchi promosse l’ampliamento della chiesa in lunghezza verso sud ovest, realizzando anche la nuova facciata attuale e le navate laterali con colonne monolitiche in granito, individuabili anche dall’esterno. E, dopo di lui, nel 1875 il nuovo parroco, don Lorenzo Sterlocchi, provvide fra l’altro ad abbellire l’interno. Sopra il portone c’è uno stupendo organo, con più di mille canne, davvero uno strumento bello e appariscente, anche se in disuso, collegato con quello elettrico posto davanti all’altare della Madonna. Sul lato destro, appena dopo l’ingresso laterale, si trova il Battistero, semincassato nel muro; le cui le pareti rivestite in mosaico raffigurano il Battesimo di Gesù. Nella chiesa ci sono inoltre quattro tele, che ritraggono l’Assunta, l’incoronazione di santa Cecilia tra san Carlo Borromeo e san Luigi Gonzaga, l’ovale di sant’Antonio e san Biagio. Recentemente, nel 2012, è stato aggiunto il quadro, olio su tela, di san Luigi Guanella, dopo che (dal 24 ottobre 2004) una sua reliquia è esposta alla perenne venerazione dei suoi concittadini. Alla sinistra del presbiterio si erge la sagoma quadrata del campanile.
Un tempo i morti venivano seppelliti sotto la chiesa. In seguito vi venne costruito attorno un cimitero. Senonché nel 1927 fu travolto dallo straripamento del torrente Rabbiosa che vi passava accanto; per cui fu usato definitivamente quello più in basso, alle Corti. Lì, nella cappella centrale, sono ricordati don Romeo Ballerini, parroco per 59 anni esatti, a partire dal 29 giugno 1889, e i genitori di don Luigi Guanella: il saggio padre Lorenzo, per venticinque saggio deputato e sindaco del comune di Campodolcino, la dolce mamma Maria e l’affezionata sorella Caterina. Peraltro la “Rabbiosa” entrò anche in chiesa dalla parte della sagrestia vecchia e uscì dal lato opposto in fondo alla chiesa, ruscellando giù per la gradinata del presbiterio e portandosi via la parete laterale destra.
Sopra l’ingresso principale della chiesa risalta un frontoncino rettangolare, che ricorda come san Luigi Guanella, nativo della frazione di Fraciscio, ha ricevuto qui i sacramenti dell’iniziazione cristiana, e precisamente: il Battesimo il 20 dicembre 1842, la Cresima il 30 giugno 1849 e la prima Comunione l’8 aprile 1852. Anche gli altri due ingressi laterali sono contraddistinti da portali in granito. Sopra quello di sinistra spicca un affresco con la predicazione del Battista, mentre sopra quello di destra che raffigurava il compatrono san Primo, e del quale non rimaneva più nulla è stato dipinto il Battesimo di Gesù. Dal 2002 ad accogliere i viandanti che transitano per la Strada Statale 36 del Lago di Como e dello Spluga, sul piazzale antistante la chiesa, c’è un’imponente statua del Santo, che addita il cielo a un povero, a testimonianza dell’opera sociale, educativa e caritativa, da lui fondata e diffusa in tutto il mondo, nei cinque continenti.
La chiesa è affiancata sulla destra da una cappella, dedicata a san Luigi Guanella, inaugurata il 31 luglio 2016 e ispirata alla massima essenzialità e chiarezza geometrica. Lo spazio dell’aula assembleare risulta infatti orientato verso la celebrazione liturgica, per favorire l’ascolto della Parola di Dio e il raccoglimento nella preghiera. La parrocchia di Campodolcino comprende altre nove chiese, sparse sul suo territorio: Madonna in Sila (Campodolcino), Immacolata (Prestone), san Gregorio Taumaturgo (Portarezza), sant’Antonio “del Palazz” (Corti), sant’Antonio al Crotto (cappella presso la Funicolare), Cappella di Splughetta, Cristo Re (Starleggia), Trasfigurazione (San Sisto) e San Giacomo (Bondeno). Entrata a far parte nel 2018 della “Comunità pastorale della Valle Spluga”, insieme alle parrocchie di Fraciscio, Isola-Pianazzo e Madesimo, è ora retta dai “Servi della Carità”, i religiosi della Congregazione di san Luigi Guanella.
Chiesa Parrocchiale di San Rocco a Fraciscio
La chiesa di Fraciscio, dove Luigi Guanella ′soleva ancora fanciullo ascoltare con avidità le prediche e i catechismi e poi in famiglia le ripeteva ai fratelli e ai genitor′, è dedicata a San Rocco e a San Sebastiano, quest’ultimo eletto compatrono nel 1629, quando la peste di manzoniana memoria cominciava a mietere vittime.
Secondo Gian Giacomo Macolino la prima chiesa, già dedicata al santo di Montpellier, sarebbe stata iniziata nel 1474; l’antica abside probabilmente corrispondeva all’attuale cappella laterale destra, come ricorda una lapide esterna. Fu più volte ampliata: nel 1628 appariva soffittata la parte antica e a volta la parte nuova; nel 1732 si aggiunse la cappella di Sant’Antonio. Tra i restauri si ricordano quelli del 1874: dall’elenco dei benefattori si può notare come don Guanella, allora parroco di Savogno, avesse donato la somma più generosa di 130 lire. Nel 1955-1956 don Luigi Bravosi commissionò il totale rinnovamento dell’interno, in previsione della beatificazione di don Luigi Guanella; alcuni lavori sono stati eseguiti anche nel 2011 in occasione della canonizzazione. La chiesa di Fraciscio fu cappellania dipendente da Campodolcino dal 1535 al 1945. Il 6 luglio 1945 fu eretta parrocchiale dal vescovo Alessandro Macchi; con decreto del 15 gennaio 1959 il vescovo Felice Bonomini la affidava ai Servi della Carità (Guanelliani), conferendo l’investitura canonica il 15 marzo a don Cirillo Fontana. Sulla semplice facciata, ornata da quattro lesene che reggono un cornicione, sono state poste due lapidi che riportano brani di scritti di don Guanella sulla “sua” chiesa. Sull’architrave del portale in pietra è incisa la data 1732. L’interno ha una sola navata con due cappelle laterali e due vani laterali al presbiterio, fatti realizzare dal cappellano don Pietro Lombardini nel 1935 per ampliare la chiesa, spostando la sacrestia sul fondo del presbiterio. La cappella destra accoglie nella nicchia dell’altare marmoreo una statua di San Rocco; la cappella sinistra, un tempo di Sant’Antonio, è stata dedicata a San Luigi Guanella, il più illustre “figlio” di questi luoghi, rappresentato da una scultura in legno di Vincenzo Moroder (1966) di Ortisei. La parte superiore di questo altare è in legno dipinto e dorato; il paliotto marmoreo, posato nel 1956, porta al centro lo stemma stilizzato dei Servi della Carità. Sulla sinistra, a metà chiesa, entro una nicchia delimitata da una bassa cancellata in ferro battuto e decorata con un mosaico di Torildo Conconi di Olgiate Comasco raffigurante tre cerve che si abbeverano ad un corso d’acqua, si trova il fonte battesimale rifatto nel 1956. Ancora di Conconi sono i dipinti che si snodano sull’arcone a metà della chiesa con scene della vita di don Guanella, in cinque quadri, basati su disegni di Mario Barberis. Da sinistra a destra rappresentano:
  • L’apparizione della Vergine al piccolo Luigi nel giorno della prima comunione, al Motto di Gualdera;
  • Don Guanella, mentre attraversa il lago di Como, vede il paese di Pianello del Lario che diverrà la culla della sua Opera;
  • Don Guanella morente a Como nell’ottobre 1915;
  • Don Guanella soccorre i colpiti dal terremoto della Marsica nel gennaio 1915;
  • Un vecchietto appare al piccolo Luigi a Campodolcino, nel giorno della festa patronale di San Giovanni Battista.
Allo stesso autore sono dovuti gli Angeli sulle vele della porzione di volta antistante le cappelle e il medaglione centrale con l’effigie di Don Guanella e sullo sfondo la Madonna della Provvidenza e figure angeliche, riproposto ai fedeli come esempio da imitare e santo da invocare. Pure di Conconi sono gli Angeli alla base dell’arcone trionfale, quelli che adornano la parete absidale e l’Ultima Cena sulla volta del presbiterio. Sulle pareti laterali del presbiterio, sopra gli accessi ai vani laterali, nel 2007 sono stati riscoperti e restaurati dodici dipinti fatti risalire alla seconda metà del secolo XVII rappresentanti Santi di cui la chiesa conserva le reliquie. Queste reliquie furono donate dal cardinale Gaspare Carpegna (vicario di Innocenzo XI) a Pietro Macolino, nativo di Fraciscio ed emigrato a Roma, il quale a sua volta le lasciò al compaesano Battista Curti e questi alla chiesa di S. Rocco nel 1682. Sulla parete sinistra si possono ammirare: Santa Emiliana martire, San Claudio martire, San Mario martire, San Cesario martire, San Eusebio martire, San Vittore martire; sulla destra San Deodato martire, San Amanzio martire, Sant’Abbondio martire, San Lucio martire, San Peregrino martire, Santa Teodora martire. Per l’attribuzione di questi dipinti sono stati fatti i nomi di Giovanni Battista Macolino il Giovane, pittore attivo negli ultimi decenni del secolo XVII o del nipote Francesco Micheroli. Nella nicchia dietro l’altare maggiore è stata posta nel 2011 la scultura secentesca della Madonna in legno dipinto e dorato, fino ad allora conservata nella cappella di destra. Una lapide sul pavimento davanti alla nuova mensa indica la sepoltura di mons. Tomaso Trussoni, vescovo di Cosenza originario di Fraciscio.
Sul piazzale, ampliato nel 1888 per interessamento di don Pietro Buzzetti, nel 1995 fu realizzata una fontana con vasca in granito. Sul lato sinistro della chiesa, al posto di un precedente busto, nel giugno 2014 è stata collocata una statua di San Luigi Guanella in granito di San Fedelino, opera del giovane scultore francese Nicolas Viry. Il Santo è raffigurato seduto sulla roccia, ma pare pronto ad alzarsi e ad aiutare chi ha bisogno; nelle robuste mani tiene un bastone da montanaro e da pellegrino e un libro aperto ′invito alla lettura non solo della vita di don Luigi, ma anche della parte divina che è nella natura dell’uomo′. Il campanile, che svetta sul piazzale alla sinistra della chiesa, risale al 1798. Nel restauro del 1961, venne sostituito il vecchio orologio (1879) con l’attuale, dedicato alla memoria di mons. Tomaso Trussoni, come ricorda una lapide. L’ex abitazione del parroco e il nuovo oratorio, ricavati dalla ristrutturazione del vecchio stabile addossato alla chiesa, sono stati inaugurati il 23 ottobre 1999 dal vescovo Alessandro Maggiolini. Sulla facciata della nuova canonica una lapide elenca i fondatori e i benefattori insigni della costituzione della parrocchia di Fraciscio il 6 luglio 1945. L’ex casa parrocchiale attualmente è utilizzata per gruppi giovanili.

San Rocco nel mio villaggio
Don Guanella fu sempre molto legato alla chiesa del paese natale e al suo patrono. Nel 1914, scrivendo ad un amico di Fraciscio, così si esprime: ′Mi ricordo tanto della mia giovinezza a Fraciscio e della Chiesa di San Rocco che raccoglieva tutti i nostri affetti di fede, di patria, di parentela. Vorrei potere mandare un piccolo corredo di fiori per i tre altari di S. Rocco, ma vorrei sapere anzitutto se saranno graditi. Lascino i miei sensi di adorazione al Santissimo Sacramento in questa chiesa, di devozione ai Santi della stessa′.
Nell’operetta Quarto centenario dalla traslazione del corpo di San Rocco, pubblicata nel 1885 e dedicata proprio «a voi, miei conterrieri ben amati di Fraciscio», scrive: ′Perché a noi san Rocco ci ricorda la nostra chiesa ed il nostro sacerdote. San Rocco ci rappresenta il nostro paesello, il gruppo dei nostri monti, il nostro piccolo mondo e l’affetto più caro della pietà, della fede, della pace domestica′; e anche ′San Rocco pellegrino è vita nel mio paesello Fraciscio come san Pietro apostolo in Roma è vigore per tutto il mondo cristiano. San Rocco nel mio villaggio ei riceve i pensieri della mente, gli affetti del cuore, le tenerezze della famiglia, la famigliarità del luogo natio′.Queste frasi sono riportate nelle due lapidi sulla facciata della chiesa. E nella sua autobiografia rammenta una consuetudine di famiglia: ′Alla festa patronale di San Rocco si cuoceva una caldaia di riso per avventori ed amici e dandone un piattello ai figli si diceva: 'Oggi fate festa anche voi'. E noi eravamo contenti come pasque e ci affrettavamo poi a raccogliere legna per i falò che qua e là si sarebbero accesi in onore di San Rocco′.
Parrocchia Santi Pietro e Paolo a Madesimo
La storia religiosa della parrocchia inizia nel lontano 1528 il 25 luglio, data in cui il Vescovo Francesco Ladino consacrò la prima chiesa, unica in Valchiavenna avente la duplice intitolazione: al principe degli Apostoli ed al Dottore delle genti i SS. Pietro e Paolo. La chiesa sorgeva sull’attuale piazza Bertacchi e venne abbattuta nel 1949 a seguito della costruzione della nuova sorta a lato della piazza stessa e la sua storia è riportata nella lapide posta sotto il porticato dell’attuale tempio.
Sono dedicata al Trino Iddio,
al capo degli Apostoli e al Maestro dei pagani
tre Vescovi di Como si occuparono di me:
Cesare Trivulzio, dopo aver concessi quaranta giorni
di indulgenza a coloro che ogni anno mi visitano
nel giorno anniversario,
per mezzo della Vescovo di Laodicea Francesco Ladino
il 25 luglio 1528 mi consacrò,
Filippo Archinti, dopo avermi separata
dalla Chiesa di Campodolcino,
mi elevò al grado di “Parrocchiale” il 25 giugno 1609
contemporaneamente alla Chiesa di Isola
Lazzaro Carafino tracciando i confini il 2 ottobre 1637
mi liberò da qualunque dipendenza
E, distaccata che fu da me la chiesa di Pianazzo
il 19 gennaio 1726
Da questo momento anche a me spetta di essere
Chiesa Madre.
È innegabile che il turismo ha avuto un ruolo importante nella vita parrocchiale, basti pensare che già nel 1729, Santo Bonomo in un documento dal titolo “Relazione della qualità virtù ed effetto delle incomparabili fonti minerarie di Madesimo” diceva “… che non c’erano alloggi per persone di superiore sfera, tranne quelli nell’edificio del canonico Macolino in fondovalle e quelli, più modesti della casa parrocchiale…” Curiosando poi tra i vari documenti dell’archivio parrocchiale, negli anni quaranta, in piena guerra mondiale sono riportate le parole dell' allora parroco don Angelo Mazza “ … tutti ormai si rendono conto che la vecchia chiesa è troppo piccola; durante la stagione estiva, pur stipandosi fino all’inverosimile, essa non può contenere che la metà dei fedeli desiderosi di soddisfare al precetto divino…”, e così si sviluppò l’idea di costruire una nuova chiesa. Il 26 maggio 1946 iniziarono di lavori di costruzione su progetto del l’architetto Piero Clerici di Como e l’entusiasmo dei valligiani per la nuova chiesa si trasmise ai villeggianti che concorsero con oblazioni all'iniziativa ed il giorno dell’Angelo della S. Pasqua del 1947 , gli impianti invernali funzionarono pro Chiesa nuova “….. gli sciatori fanno onore al parroco e sciano e spendono sapendo che in questa radiosa giornata dopo Pasqua lo sport si è sposato alla religione….” La costruzione termina nel 1949 ed il parroco don Angelo Mazza ottiene il permesso dal Vescovo di benedirla ed inaugurarla nel giorno patronale di S. Pietro il 29 giugno. Ai primi di agosto venne terminato il campanile ed issata sulla guglia la croce di ferro; per la festa dell'Assunta le campane, consacrate nel 1924 suonarono a distesa dando l'annucio del termine di lavori e con decreto vescovile in data 9.9.1949 venne dissacrata la vecchia chiesa e la sede della parrocchia trasferita nel nuovo edificio. Il territorio parrocchiale, oltre a Madesimo, comprende la frazione di Motta del Comune di Campodolcino, ove si trova la statua di Nostra Signora d'Europa a quota 1957 alta 14 metri in rame laminata d'oro posta su una struttura edificata che funge da santuario all'aperto, voluto da don Luigi Re, quale segno religioso per l’unità dell’intero continente europeo. All'anagrafe parrocchiale risultano circa 400 le persone residenti nel territorio, ma si deve considerare che sia Madesimo che Motta sono località turistiche e pertanto nel corso delle stagioni turistiche estive ed invenali l'afflusso dei turisti è considerevole e mediamente sono circa 4000/5000 persone con presenti sul territorio, con punte massime di circa 8.000 nei periodi di altissima stagione quali Natale, Carnevale Pasqua ed inoltre bisogna tener conto degli sciatori giornalieri durante i week-end invernali e degli alpeggi circostanti che in estate vengono abitati. Nel corso degli anni nella comunità sono sbocciate alcune vocazioni religiose, orgoglio e gioia di tutti i parrocchiani: Don Beniamino Fustella, Don Guido Gianera, Don Stefano Bianchi, suor Angela Gianera, suor Rosa Carla Gianera, suor Maria Ester Gianera e suor Cecilia della Vincenzo.. La loro forza di fede ed il loro apostolato sono la luce che ha illuminato il percorso di religiosità della parrocchia che, rafforzandosi negli anni, l'ha portata ad essere una comunità non radicata su se stessa, ma aperta a tutti.
Portarezza, S. Gregorio Taumaturgo
Portarezza, situata sulla sponda destra del lago artificiale, di fronte a Prestone, ospita la chiesetta di S. Gregorio Taumaturgo, a una solo navata, che, stando a quanto inciso sul portale in pietra, fu consacrata nell′anno 1737.
La linearità e la semplicità della struttura architettonica primitiva della chiesa veniva notevolmente danneggiata con l′aver addossato alla medesima la tozza casa del cappellano.
In tempo più recenti furono aggiunte le due cappelle laterali al presbiterio, dedicate una alla B. Vergine Maria Ausiliatrice, e l′altra a S. Luigi Gonzaga. Dalle ricerche archivistiche non è dato precisare a quando risalgano le decorazioni tolte durante i lavori, risultanti di alcuni quadri di nessun pregio artistico, tanto più mal ridotti e di decorazioni barocche di dubbio gusto nella volta della navata. A memoria dei più anziani, la decorazione risalirebbe ad un non meglio identificato pittore di nome Polanco che, pur di giungere al saldo dell′opera, avrebbe tirato linee molto rapide ed in breve chiuso il lavoro di decorazione.
Negli anni ′50, la chiesa si presentava in uno stato di degrado: quei pochi dipinti rimasti andavano scrostandosi, nella volta chiazze di umidità a causa di perdite del tetto, notevoli le infiltrazioni dalle terrazze delle strutture aggiunte, malmesse le finestre: fessure nei telai e vetri rotti, le porte sconnesse e stinte.
Nel novembre 1957 veniva inaugurato il nuovo altare, in occasione della festa di S. Gregorio, dotando il tabernacolo di sicurezza. Nell′estate 1967, si diede mano al rifacimento del tetto, e nell′ottobre, dopo l′autorizzazione della Commissione di Arte Diocesana, si diede inizio al rifacimento dell′intonaco, ad installare l′impianto di illuminazione al neon, a togliere serramenti e vetri policromi per sostituirli con finestre con telaio in ferro e con vetro monocolore. Nella primavera del ′60 la chiesa veniva tinteggiata con tinte semplici e smorzate, venivano tolte le balaustre e gli altari laterali ormai inutili. Nel giugno 1987, si dava inizio ai lavori di sistemazione dell′esterno della chiesa: viene asportato l′intonaco vecchio della facciata e del campanile, rifatti il tetto del campanile e le quattro solette in cemento e reso idoneo ad accogliere nel novembre 1987 le 5 campane acquistate dalla Casa Alpina di Motta.
Viene infine attuata la tinteggiatura della facciata e del campanile con materiale resistente all′intemperie e la messa in opera dei vetri delle finestre, e nell′anno seguente ′99, viene collocato sotto la volta della chiesa un crocifisso, opera di Marco Yono, indonesiano. Sarà solennemente benedetto la domenica 25 aprile 1999. Una targa in latino ricorda la volontà del donatore: a ricordo dei suoi defunti.
Prestone, Immacolata
"Dopo parecchi anni di lavoro abbandonato e ripreso, si compì finalmente nel 1887 l′elegante Oratorio dell′Immacolata in Prestone, situato in una delle migliori posizioni indicate per fabbriche, ed ai 18 settembre dell′anno stesso con devota processione, resa più solenne per intervento di estraneo clero e della società filarmonica di Campodolcino, lo scrivente [d. Pietro Buzzetti] vi recava dalla parrocchia l′artistico simulacro della Vergine, proveniente dal già lodato stabilimento Galfetti di Como. Venne benedetta la bella statua".

Veniva interamente restaurata nel 1984: rifatto il tetto e gli intonaci esterni, con l´aggiunta di un piccolo campanile. Il crocifisso sull′arco del presbiterio, è opera dello scultore indonesiano Marco Yono (23 marzo 2002).
Il 5 ottobre 1985, veniva ripreso il culto pubblico con la celebrazione della S. Messa, tanto attesa dalla popolazione, dopo aver rimesso a nuovo un po′ tutta la chiesetta, anche con la prestazione gratuita di uomini e donne della frazione; rifatto completamente il tetto, costruito il piccolo campanile, acquistata una campana, rifatta la volta, gli intonaci esterni ed interni, nuova tinteggiatura, rifatti muri della piazzetta, rimessa cancellata e fatti altri piccoli lavori. A memoria delle persone, nessuno ricordava che fosse stata celebrata qualche messa nella cappella.
Starleggia, Cristo Re
Fino al ′600 ebbe il nome di Starleggia l′abitato, chiamato San Sisto a 1769 metri di quota, dopoché nel 1613 vi fu costruita la chiesetta dedicata a questo santo, mentre quello sottostante sul pendio era detto Stambilone, poi Starleggia bassa, oggi Starleggia. La chiesetta di San Sisto, servì per un secolo e mezzo anche Stambilone e la sottostante Splughetta (in dialetto Spelüghia) e fu ampliata nel 1704 con l′aggiunta delle due cappelle laterali, dedicate alla Madonna del Rosario ed a S. Antonio di Padova, oltre a servire con il suo campanile i due abitati sottostanti. Sarà restaurata nel 1893 e nel 1978, quando fu pure sistemato il campanile con un′unica campana dei fonditori Pruneri di Grosio. Questo fu costruito insieme alla chiesa, ma sul ciglio del pendio, lontano centinaia di metri affinché il suono della sua campana fosse sentito anche in basso.

Nel 1768 fu costruita la chiesa anche a Stambilone-Starleggia bassa, benedetta l′8 agosto 1786 e dedicata a san Filippo Neri e alla Madonna del buon consiglio. Ampliata nel 1914, fu poi dedicata a Cristo Re e nel 1956 decorata internamente dal pittore Gaetano Corti (tra i dipinti c′è anche sant′Arialdo, come volle il secondo parroco di lassù don Arialdo Porro). Viene eretta parrocchia nel 1947, il primo parroco era stato don Domenico Songini, mentre dal 1986 la parrocchia è unita a Campodolcino. Il campanile fu aggiunto in facciata a sinistra solo nel 1928. Quanto a Splughetta, la cappella fu costruita dai frazionisti nel 1881 sulla roccia, in posizione panoramica sul fondovalle.
Muvis - Cappella S. Antonio
Il Palàzz, oggi sede del MUVIS (Museo della Via Spluga e della Val San Giacomo), è un edificio storico di origine cinquecentesca di proprietà del Consorzio delle Frazioni Corti e Acero, associazione di famiglie locali fondato nel Settecento, con funzioni di gestione territoriale e assistenza sociale.
Uno dei primi interventi nel Palàzz fu la costruzione della cappella interna nel 1786, demolendo i rustici annessi. ′Ornata di altare con gradini a stucco ed a guglia di marmo, e quadro, con piture di architetura in tutto l′oratorio, proporzionata Sagristia, e porta batitonà [sic] in strada publica′, è dedicata alla Madonna del Buon Consiglio e a Sant′Antonio da Padova. Le pareti e la balconata lignea vennero affrescate dal pittore fiorentino Antonio Guidetti, dimorante a Campodolcino. Sull′altare con tabernacolo marmoreo è esposta una statua lignea policroma settecentesca di S. Antonio da Padova. Sulla parete laterale una nicchia tardo ottocentesca ospita una statua in gesso della Madonna Immacolata consacrata dal Beato don Luigi Guanella. La porta d′ingresso dà sull′antica via Spluga che attraversava il paese prima dell′apertura della carrozzabile (1822, attuale SS 36).
Casa natale S. Luigi Guanella
La casa di un Santo è certamente un bel richiamo a conoscere i momenti più significativi della sua vita familiare e dell′ambiente in cui è nata e cresciuta la sua fede e i suoi propositi di bene. Pà Lorenzo Guanella, sposatosi, rimase in famiglia col padre per otto anni; non doveva esser facile per lui, tipo autoritario e austero, attivo, intraprendente e indipendente, riservato nei sentimenti, aperto a forme nuove di attività, convivere col nonno Tomaso, che dalle lettere appare uomo di pace, austero, ricco di sentimento, conservatore, fortemente tradizionalista. Si può dire che solo la fede era uguale in tutti e due. Nel 1829 e 1834, due violente burrasche meteorologiche con devastazioni che toccarono anche la proprietà dei Guanella, disastri che poterono influire sulla decisione di pà Lorenzo di lasciare Gualdera per Fraciscio e costruire la nuova casa nel 1835, data riportata sull′architrave della porta d′entrata con la sigla del padre L.G. Nella casa nuova nascono i figli dal sesto, don Lorenzo, in poi. All'esterno, in facciata, è dipinta una Madonna con la data 1827, secondo un ritocco eseguito in un recente restauro, ma data impossibile perché la casa non esisteva ancora; da attribuirsi invece attorno al 1862, dichiarandosene autore don Guanella stesso, quando chierico occupava i tempi di vacanza anche con qualche pittura di Madonne e Santi. L′edificio originario nel tempo ha subìto diverse trasformazioni ed aggiunte che gli hanno conferito l′aspetto attuale. Gli interventi conservativi degli anni Novanta dello scorso secolo hanno evidenziato la parte storica rispetto a quella realizzata successivamente. Gli ambienti interni conservano ancora l′atmosfera di calore familiare e di sobrietà di quando la famiglia Guanella vi abitava. Al piano terra si trovano la stüa, il soggiorno, foderato in legno-cirmolo e riscaldato da una pigna in muratura e lo stüin, la camera invernale dei genitori, dove, la notte del 19 dicembre 1842 nacque il futuro santo della carità, Luigi Guanella. Al primo piano, in quella che fu la camera dei fratelli Guanella, nel 2012 è stata allestita una piccola raccolta museale, nell′ambito del progetto ′Sui passi di don Luigi Guanella il senso di un cammino′. Al secondo piano sono visitabili la camera della sorella Caterina e l′attuale cappella, già camera estiva dei genitori, poi occupata da Luigi chierico quando tornava dal seminario, con il soffitto da lui decorato con un cielo stellato.

Un prestigioso inserimento
La casa natale di don Guanella a Fraciscio è stata recentemente inserita nel prestigioso sito www.casemuseoitalia.it, realizzato dalla museologa Rosanna Pavoni, consulente dell′Amministrazione Provinciale di Como per la realizzazione del sistema museale della Provincia, docente di Museologia e già presidente del Comitato Internazionale Dimore Storiche Museo ( DEMHIST ) istituito da International Council of Museums (ICOM/UNESCO), oltre che responsabile della ideazione e progettazione del Museo Bagatti Valsecchi di Milano, del Museo ′Adriano Bernareggi′ della Diocesi di Bergamo e Museo per la Città di Monza. Il sito è nato per valorizzare e far conoscere le case museo, un patrimonio diffuso in tutte le regioni italiane, con lo scopo di creare una rete sempre più ricca di musei collegati dal filo rosso dell′abitare, che narri la loro storia e la loro unicità. Il primo nucleo di questo portale web era rappresentato dalle quarantaquattro case museo scelte da Rosanna Pavoni nel 2009 per il suo libro Case Museo in Italia. Nuovi percorsi di cultura: poesia, storia, arte, architettura, musica, artigianato, gusto, tradizioni, pubblicato presso l'editore Gangemi di Roma. Al libro, uscito anche in versione inglese, sono seguite una serie di mostre, sia in Italia sia presso Istituti di Cultura italiani all′estero. Ai responsabili di queste dimore Pavoni ha chiesto di ′invitare′ un′altra casa museo che avrebbero consigliato ad un amico. E così il Consorzio Turistico Valchiavenna, che si occupa della gestione di Palazzo Vertemate di Piuro, ha proposto la casa natale di San Luigi Guanella, che è stata riconosciuta meritevole di essere inserita nel sito, accanto a luoghi ben più famosi quali il castello di Racconigi a Torino, gli Appartamenti Reali di Borgo Castello a Venaria Reale, il Vittoriale di Gardone Riviera, la Casa Museo di Giovanni Pascoli a San Mauro Pascoli, le Case di Ercolano, il Castello di Donnafugata a Ragusa, il Compendio Garibaldino di Caprera.
Cenni biografici di S. Luigi Guanella
San Luigi Guanella, nasce il 19 dicembre 1842 tra i monti della Valle S. Giacomo a Fraciscio di Campodolcino (SO). In questo ambiente alpino si tempra al coraggio, alla solidarietà, al rischio, nelle tempeste e nelle bufere, nella solitudine degli alpeggi o nella gioia domestica della famiglia assieme ai dodici fratelli. Fin dalla più tenera età apprende dai genitori un′attenzione spiccata verso il prossimo, in specie per i poveri, e una grande fede in Dio Padre Provvidente. Dopo aver frequentato i corsi umanistici nel Collegio Gallio di Como e quelli di filosofia e teologia nei seminari diocesani comaschi, fu ordinato sacerdote il 26 maggio 1866. Già dal primo ministero a Prosto e poi a Savogno, rivela i suoi interessi: l′istruzione accompagnata dall′elevazione religiosa, morale e sociale dei suoi parrocchiani sempre con grande attenzione ai più poveri. Conosce don Bosco, presso il quale rimane tre anni con i Salesiani, come professo, rivestendo diversi incarichi (1875-’78). A Torino ha modo di conoscere e apprezzare anche l′Opera del Cottolengo per i disabili e crebbe in lui il desiderio di fondare nella sua Diocesi simili istituzioni. Richiamato dal Vescovo, nel 1878 torna nella sua Diocesi e apre in Valtellina, a Traona, una scuola per ragazzi poveri, che deve chiudere subito a causa di contrasti con la Prefettura di Sondrio, ostile al suo zelo apostolico. Ma è proprio in questo periodo di dolorosa solitudine sul picco di Olmo (SO) che sperimenta la vicinanza e l′amore di un Dio che è Padre. Nel novembre 1881 viene designato amministratore parrocchiale a Pianello del Lario (CO), dove ben presto può dedicarsi ai poveri, assumendo la direzione di un piccolo ospizio di orfanelle e anziane gestito da alcune religiose del paese, dandogli un notevole impulso; questo sarà l′embrione dell′Opera guanelliana. È scoccata finalmente per lui «l′ora della misericordia»: da Pianello, infatti, nel 1996, parte una barchetta con due suore e un gruppetto di bambine alla volta di Como, a dare origine a quella che diventerà la Casa “Divina Provvidenza”, per accogliere orfani, poveri, anziani, infermi, «buoni figli» - come egli chiamava affettuosamente i disabili mentali. Questa sarà la prima delle sue tante fondazioni di carità. Con un′energia e un entusiasmo instancabile, don Guanella raduna attorno a sé un gruppo di suore (le Figlie di Santa Maria della Provvidenza), di sacerdoti (i Servi della Carità) e di laici (Cooperatori), affidando loro l′impegnativo compito di «mostrare con il fatto al mondo che Dio è colui che provvede con sollecita cura di padre ai figli suoi». Fondamento della sua missione di sacerdote e fondatore è stata infatti la consapevolezza che Dio, padre amorevole, provvede sempre ai sui figli, non lasciandoli mai soli. Don Guanella aveva molto a cuore la promozione integrale di ogni persona, unica e irripetibile perché immagine di Dio, e ha dedicato la sua vita per portare soprattutto ai più poveri «Pane e Signore». ′Pane′, ovvero la risposta ai bisogni materiali di cibo, salute, vestiario, istruzione e lavoro; ′Signore′, ovvero la risposta al bisogno ancor più fondamentale dell′uomo di trovare un senso alla propria vita, che solo Dio può soddisfare. Don Guanella muore a Como il 24 ottobre 1915, a quasi settantatré anni; il 25 ottobre 1964, Paolo VI lo proclama Beato. Il 23 ottobre 2011 è canonizzato da Benedetto XVI. Per il suo zelo e l′amore verso i malati, nel 2005 è dichiarato compatrono dell′U.N.I.T.A.L.S.I. insieme a San Pio X.

Oggi, a centocinque anni dalla morte, le sue due famiglie e religiose e i Cooperatori continuano a diffondere il suo messaggio in ventitré nazioni sparse in tutto il mondo. Oltre che in Italia, comunità Guanelliane sono presenti in Svizzera, Spagna, Germania, Polonia, Romania, Israele, Canada, U.S.A., Messico, Guatemala, Argentina, Brasile, Cile, Colombia, Paraguay, India, Filippine, Vietnam, Repubblica Democratica del Congo, Nigeria, Ghana, Tanzania, Isole Salomon. Una presenza discreta, nei luoghi più disparati, per prendersi cura della vita umana più fragile e indifesa, confrontandosi quotidianamente con vecchie e nuove povertà.
Santuario di Nostra Signora d′Europa - Motta
Il 5 giugno 1955 nasce il gruppo Alpini di Casatenovo. Nell′ottobre dello stesso anno il gruppo guidato dal suo presidente onorario Cav. Vincenzo Vismara, effettuava una gita alla Casa Alpina di Motta diretta da Don Luigi Re. Durante il pranzo, il sacerdote rivolgendo la sua parola agli Alpini espresse un desiderio che covava in cuore da tempo: aveva fatto voto alla Madonna Santissima di erigere sul Pizzo Stella, nelle Alpi Retiche, una stele in suo onore e gloria. Parlò con un tono intenso e convincente che toccò il cuore di tutti gli Alpini presenti che si assunsero l′impegno di realizzare quello che fino allora era sembrato per lui un sogno irraggiungibile. Gli Alpini fecero subito una prima sottoscrizione in denaro consegnandola al Sacerdote come impegno assunto. Il loro Presidente, Vincenzo Vismara, commosso per la generosità dei suoi Alpini assicurò il suo personale aiuto morale ed economico e diede allo stesso Don Re l′incarico per la progettazione e realizzazione dell′opera. Questi, impressionato dall′entusiasmo degli Alpini di Casatenovo, assicurò che avrebbe immediatamente dato il via alla realizzazione di quanto convenuto e fissò il nome alla statua: Vergine delle Vette a protezione di tutti gli Alpini d′Italia. Dopo alcuni giorni Don Re era già in comunicazione con un suo grande amico: il Cav. Egidio Casagrande di Borgo Valsugana, del quale si conoscevano le capacità artistiche avendo egli già forgiato ed issato il Cristo degli Abissi davanti alla Casa Alpina di Motta. Gli venne dato l′incarico di creare una statua raffigurante la Madonna, alta dai tre ai quattro metri in rame sbalzato e che sarebbe stata issata sulla vetta del Pizzo Stella grazie alle spalle degli Alpini. Ma Casagrande, autentico alpino generoso e disinteressato, non volle limiti alla sua opera e realizzò su un′ossatura in acciaio una statua in rame alta quattordici metri. L′artista coadiuvato dalle sue meravigliose maestranze, lavorando a volte tredici o quattordici ore al giorno riuscì in dieci mesi ad ultimare il suo lavoro lasciando nel mare la sua ispirazione artistica. Inaugurandosi la Mostra Nazionale dell′Artigianato a Rovereto, per voto unanime delle Regioni Trentino Alto Adige, la Vergine delle Vette iniziò il suo primo pellegrinaggio a quella mostra, ove per quindici giorni ricevette l′ammirazione di italiani e stranieri che visitarono quella grande rassegna del nostro genio artigianale. Da Rovereto la Madonna fece il suo secondo pellegrinaggio con meta Casatenovo, attesa da tutta la Brianza: il due settembre 1956 apparve agli occhi della moltitudine di gente venuta a fare ala ad ammirare la Vergine delle Vette. A riceverla c′erano tutti gli Alpini di Casatenovo con il loro Presidente, il Prevosto Rev. Don Angelo Grossi ed Autorità locali. Laboriosissime furono le operazioni per giungere sul sagrato della Chiesa Parrocchiale dove gli operai della Ditta Vismara avevano eretto una incastellatura per accogliere e raddrizzare la gigantesca statua. Domenica 3 settembre 1956 una fiumana di popolo assistette alla benedizione ufficiale impartita, per mandato dell′Arcivescovo di Milano, dal Reverendo Prevosto Don Angelo Grossi che pronunciò poi un discorso carico di amore per la Vergine. Seguirono gli interventi applauditissimi del Presidente del gruppo Alpini di Casatenovo cav. Vincenzo Vismara e del Sottosegretario Onorevole Luigi Meda in rappresentanza del Governo e dell′Associazione Nazionale Alpini di Italia. Il discorso ufficiale toccò al Reverendo Don Luigi Re, commovente, pieno di esaltazione verso la Vergine delle Vette voluta, finanziata e realizzata dagli Alpini di Casatenovo e dal loro Presidente. La statua rimase a Casatenovo per un anno intero. Don Luigi Re impressionato per la mole della statua e d′accordo con il Presidente Cav. Vincenzo Vismara, prese la strada per Roma in cerca di aiuto da parte dell′esercito. S′incontrò con il Ministro S.E. Paolo Emilio Taviani e con due Sottosegretari che assicurarono la collaborazione di una Compagnia di Genieri Alpini. Ebbe un incontro con l′Onorevole Spagnolli che gli garantì la possibilità di colloquio con il Ministro della Difesa e dell′Esercito con il Comando della N.A.T.O. nella eventualità di utilizzare un ponte elicottero per il trasporto della statua sulla vetta del Pizzo Stella. Il Ministero della Difesa avuta la conferma da parte del Presidente del Gruppo Alpini di Casatenovo che era stato aperto un contratto assicurativo contro eventuali infortuni fece partire il 7 agosto 1956 alla volta di Campodolcino una compagnia di Genieri Alpini al comando del Capitano Pacifici che si mise subito a disposizione di Don Luigi Re. L′ufficiale con un gruppo dei suoi uomini fece un′ispezione al Pizzo Stella ritornandone con una drammatica conclusione: la vetta della montagna era friabilissima.! Don Re chiamò una commissione tecnica guidata da un professore di geologia del politecnico di Milano: la prima impressione venne confermata da rilievi tecnici appropriati che misero in luce il cattivo stato della vetta erosa dall′azione secolare di clivaggio: pertanto roccia friabile ed instabile non idonea a sopportare il peso di una statua di quella mole. Fu un ora di sgomento per tutti: Don Luigi Re ritenne opportuno indire una riunione collegiale con tutte le forze impegnate per la realizzazione dell′opera. A questo convegno durato tre giorni su mandato del Presidente del gruppo di Casatenovo parteciparono gli alpini Alberti Carlo, Clara Agostino, Pirovano Angelo, Bestetti Rag. Roberto. La decisione unanime fu quella di rinunciare al Pizzo Stella e ripiegare sulla vetta della Serenissima più sicura e accessibile da chiunque. I Genieri Alpini si misero subito all′opera tagliando nella montagna un sentiero accessibile con mezzi meccanici appropriati: il 20 marzo 1957 iniziarono i lavori alla Serenissima sotto la direzione dell′Architetto Clerici di Como. Vennero istallate due rudimentali teleferiche, si impegnò una campagnola con rimorchietto per il trasporto dei materiali ed infine si organizzò il cantiere con betoniera, frantoio per la ghiaia, pompa per acqua e relativo serbatoio, perforatore. Venti uomini con duri sacrifici allestirono per il 13 agosto 1957 il basamento e la torretta centrale sulla quale doveva essere fissata la statua. Nel frattempo a Casatenovo il costruttore della statua Cav. Casagrande aveva provveduto a sezionare la sua opera per consentire un facile trasporto. Infatti i pezzi vennero issati sulla vetta della Serenissima mediante le teleferiche e la campagnola. Il 15 ottobre 1957 la Madonna apparve in tutta la sua bellezza mirabilmente ricomposta dal suo creatore. Il monumento è completato da un altare, da una cripta dedicata ai militari europei caduti nell′ultima guerra mondiale, da una grande gradinata rivolta verso la Casa Alpina di Motta. Sopra vi campeggia una croce di granito scuro. Attorno al monumento s′innalzano pennoni di acciaio con le bandiere di tutta Europa, prima fra tutte quella del Consiglio d′Europa. Successivamente gli orafi d′Italia e d′Europa rivestirono la statua di oro rendendola così brillante sotto i raggi del sole e dei potenti riflettori notturni. A seguito dell′interesse suscitato in tutta Europa venne aumentata la dedica e cioè: Vergine delle vette, Nostra Signora d′Europa. Durante tutti i lavori svolti con grande gioia di tutti, tutto è andato per il meglio e senza nessun incidente. Il monumento venne inaugurato nel settembre del 1958 da S.E. Monsignor Giovanni Battista Montini alla presenza degli Alpini promotori del gruppo di Casatenovo, di rappresentanze di altri gruppi alpini, degli ex combattenti, degli scouts, di rappresentanze dell′Esercito, di Autorità civili e Religiose, nazionali ed estere. Tale manifestazione venne ripresa da organi di informazione italiani e stranieri. Tre uomini sono al centro di questo vortice di entusiasmo che ha portato alla realizzazione della Vergine delle Vette, Nostra Signora d′Europa: all′origine e alla fine. Don Luigi Re, l′uomo dai più accesi entusiasmi, capace di credere ai sogni più arditi, l′uomo che volle quest′opera come espressione di fede: il Cav. Vincenzo Vismara, alpino convinto e profondamente religioso, che ha validamente sostenuto sul piano economico il desiderio suo e dei suoi Alpini: il Cav. Egidio Casagrande, artigiano venuto dal nulla, intelligente e tenace pronto a dare tutto se stesso per la realizzazione di espressioni artistiche. Intorno a loro tutti gli Alpini del Gruppo Alpini di Casatenovo che in quest′opera hanno voluto dimostrare il loro grande e generoso cuore di combattenti e di Italiani aperti alla fratellanza Europea. Un socio del Gruppo Alpini di Casatenovo, pur mantenendosi nell′anonimato volle esprimere spontaneamente alla Casa Alpina di Motta alcune cartelle azionarie della funivia di Motta in cambio di una semplice targa di riconoscimento e ringraziamento ai suoi amici Alpini di Casatenovo apposta sul monumento della Vergine delle Vette, Nostra Signora d′Europa. Un particolare simbolo di fede è stato dato da Don Luigi Re che ha fatto tumulare le sue spoglie mortali davanti all′Altare della Vergine Santissima.
CATECHISMO
mercoledi pomeriggio
Apertura dell′oratorio di Campodolcino e pomeriggio insieme: a sabati alternati ore 14.30.


EVENTI E NEWS

GALLERIA FOTO


CONTATTACI
termini e le condizioni
SEDI
Parrocchia San Giovanni Battista
Via Don Romeo Ballerini, 5
23021 Campodolcino (SO)
Tel: 034350118
3404928177: Don Marco
Email: campodolcino.parrocchia@guanelliani.it
Parrocchia S. Rocco
Via Fraciscio, 119
23021 Fraciscio (SO)
Tel:  
3467472048: Don Adriano
Email: campodolcino.parrocchia@guanelliani.it
Parrocchia Santi Pietro e Paolo
Via De Giacomi, 6
23024 Madesimo (SO)
Tel:  
3391332401: Don Vincenzo
Email: parrocchiamadesimo@gmail.com

Canale youtube Comunità Pastorale della Vallespluga